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I Fossili del Rio Rocca
SIC di SAN Valentino e Rio Rocca

SIC DI SAN VALENTINO E RIO DELLA ROCCA

Il SIC (sito di interesse comunitario) è localizzato sulle colline reggiane orientali, totalmente in Comune di Castellarano. Si estende in corrispondenza del bacino del Rio della Rocca, confluente in Secchia pochi chilometri più a valle, al limite della pianura, e comprende anche una porzione di 74 h di una più ampia zona di ripopolamento e cattura sul versante del bacino del Tresinaro, parte della frazione di Montebabbio. La fascia orientale del sito è caratterizzata da anfiteatri calanchivi e argille plioceniche, digradanti da sovrastanti arenarie mioceniche e oligoceniche che occupano il settore occidentale. E' presente un mosaico di diverse situazioni ambientali che comprende lembi di bosco di latifoglie (22%), arbusteti (ben 34%) derivanti sia da forme di degrado di boschi preesistenti sia dalla colonizzazione di ex-coltivi, praterie aride e colture estensive. Sono presenti aree rocciose e soggette ad erosione con substrato nudo di prevalente matrice argillosa oppure marnoso-arenacea, alcune forre e rupi di limitata estensione; corsi d'acqua interni e piccoli bacini di bonifica montana con acque correnti e stagnanti, alcune cave di sabbia e argilla. Nel complesso il sito presenta un’elevata impronta antropica per quanto il diffuso abbandono e conseguente rinaturalizzazione rivelino progressive riduzioni del carico agricolo, prevalentemente estensivo, e di attività umane (cave di argilla in maggior parte dismesse e un circuito di motocross attivo) su un territorio relativamente poco abitato ma circondato da popolosi e attivi insediamenti. Sei habitat d’interesse comunitario, dei quali tre prioritari, coprono meno del 10% della superficie del sito con cenosi soprattutto di tipo erbaceo e arbustivo.

Vegetazione

I boschi e i diffusi arbusteti presenti sono di tipo collinare, con prevalenza di cenosi xerofile dominate dalla Roverella, e in generale abbonda l’avventizia Robinia pseudoacacia. Il querceto diviene ostrieto nelle esposizioni fresche, con corteggio arbustivo sempre ricco di specie tra le quali Ginepro, Ginestra odorosa e Sanguinella. Le cenosi appaiono costituite da esemplari giovani, di ridotte dimensioni: sono rari gli esemplari vecchi e con cavità utili al ciclo biologico di uccelli, chirotteri, mammiferi arboricoli e insetti. La componente mediterranea è limitata a un contingente piuttosto ridotto di specie, tra le quali spiccano alcune orchidee (in particolare la rara Serapias lingua, ma compaiono anche Serapias vomeracea e Orchis coriophora). Mancano specifici studi floristici atti a meglio definire il contesto del sito, tuttavia il Censimento della flora protetta regionale (1996) ha rilevato in zona almeno 27 specie, tra le quali diverse orchidee del genere Ophrys (O. fusca, O. bertolonii, O. fuciflora) e Limodorum abortivum.
Nei boschi più freschi è presente il piccolo Giglio Dente di Cane (Erithronium dens-canis). E’ segnalata in situazione umido-ripariale la rara elofita Typha minima.

Fauna

Gli studi sull’avifauna, tuttora in corso, riportano la presenza nidificante di Averla piccola (Lanius collurio). Segnalata è la frequentazione di specie tipiche delle praterie e dei margini, in particolare, tra quelle di interesse comunitario, di Albanella minore, Calandro, Tottavilla, Ortolano e Succiacapre. Scarse sono le informazioni sulla restante fauna, tuttavia è molto probabile tra i mammiferi, la presenza di Puzzola (Mustela putorius) e la comparsa dell’Istrice proveniente da Sud. La fauna minore di vertebrati e invertebrati dovrebbe comprendere rettili, tra i quali almeno il Saettone Elaphe longissima e probabilmente la Luscengola Chalcides chalcides; anfibi tra i quali il Tritone crestato (Triturus carnifex) e diversi insetti.



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